Mi hanno definito uomo di "infinito sapere", scomodando inutilmente Aristotele. "ipse dixit" (traduzione: l'ha detto lui) è di Cicerone e non di Aristotele. Sono solo uno che cerca di essere informato e che ha una sua opinione, spero sia ancora consentito, e vuole esprimerla. Mi hanno definito demagogo. Non mi offende perché sono in buona e numerosa compagnia. Oggi, demagogo, è colui che non è allineato al potere, che critica ed esprime opinioni proprie. Ho sempre creduto che il dissenso sia un diritto sancito e tutelato dalla nostra costituzione. Avrò perso qualche passaggio, è possibile in un paese dove si fanno le riforme costituzionali di notte, di nascosto e, forse, con qualche colpo di mano.
Sono un demagogo perché da anni critico il modo di gestire il servizio idrico in provincia evidenziando comportamenti e atteggiamenti dubbi che la Corte dei Conti ha definito, al contrario mio, errati e illegittimi. Che sia demagoga anche la Corte dei Conti?
Sono un demagogo per aver ricordato all'amministratore di Silea che la società è soggetta al controllo analogo perché affidataria in house di un servizio pubblico locale. Il controllo analogo non è quello descritto dall'amministratore ma è la totale soggezione dell'amministratore alle decisioni e agli indirizzi dei Comuni (non dei sindaci ma dei consigli comunali) anche se lo statuto recita diversamente. Non l'ho detto io. L'ha detto la giurisprudenza europea. L'ha detto anche la Cassazione, sezioni unite, con sentenza n. 26283 del 25.11.2013. Mi sono perfino permesso di sottolineare che il diritto di accesso agli atti da parte dei Consiglieri Comunali è un atto dovuto non per benevolenza dell'amministratore ma perché è un disposizione legislativa. Vorrei ricordare che anche i cittadini hanno diritto di accesso agli atti delle società che gestiscono servizi pubblici. Non l'ho detto io. Lo dice la legge.
Voglio essere ancora più demagogo. Ho letto nei giorni scorsi della disputa sul tema dei posteggi pubblici e del traporto urbano. La gratuità del trasporto per i residenti della città di Lecco potrebbe essere una buona iniziativa nell'indirizzo naturale delle funzioni del Comune al servizio dei cittadini. Mi stupiscono le motivazioni contrarie di chi governa la città. Il vicesindaco di Lecco dichiara improponibile la proposta perché creerebbe maggiori costi per 3/4milioni di euro da recuperare con un aumento delle tasse. Semmai determina minori ricavi. Sono un curioso e non un uomo di infinito sapere e, quindi, vado a prendermi i bilanci di Linee Lecco che sono pubblici. Non voglio dilungarmi con noiosi numeri, l'affermazione del vicesindaco, però, è errata. Se, invariato il resto, diminuiscono i ricavi di 1.000.000, si avrà uno sbilancio dello stesso importo e non di 3/4 volte superiore. Non è possibile. Perché, il vicesindaco di Lecco, non prova a fare una verifica? È molto semplice, non bisogna essere esperti di bilancio o di matematica finanziaria, è solo una semplice operazione aritmetica. Come fa il consigliere Pasquini ad affermare che per coprire i mancati introiti dei biglietti dei residenti bisogna triplicare il costo della sosta? Consiglio anche a lui una lettura del bilancio e a fare qualche operazione aritmetica, potrebbe rendersi conto che un aumento del costo della sosta inferiore al 20% sarebbe sufficiente a coprire i minori ricavi.
Il consigliere Pasquini evidenzia, inoltre, che il mancato rispetto delle tariffe minime fissate dalla Regione Lombardia farebbe decadere il diritto al contributo regionale e cita due delibere, regionale e comunale, che però sono solo relative alla possibilità di adeguamento del biglietto dello 0,61%. Questo è certamente un problema. Può il consigliere Pasquini, per favore, indicare precisamente la fonte legislativa regionale che fissa questi minimi? Non siamo gente di infinito sapere e sarebbe giusto che chi sa, informi anche gli altri. Grazie.
Non si può ribattere proposte con informazioni inesatte, si fa solo confusione, sempreché confondere i cittadini non faccia parte di una strategia.
La modalità di affidamento della gestione dei posteggi è una scelta di chi governa la città con facoltà di avvalersi della gara o dell'affidamento diretto. Perché dichiarare che la gara non è una scelta ma un obbligo se non è vero? Lario Reti Holding per ottenere l'affidamento del servizio in house richiama alcune direttive europee del 2014 che non si applicano all'idrico ma che, al contrario, si applicano alla gestione dei posteggi. Perché non sono tenute in considerazione anche per Linee Lecco, dove sarebbero legittime? Qual'è la ragione di una accelerazione, perlomeno inopportuna, a poche settimane dalla scadenza del mandato? I dubbi sono parecchi e sono anche una causa della disaffezione dei cittadini nei confronti della politica.
Perché i servizi pubblici locali nella nostra provincia sono tutti caratterizzati dagli stessi atteggiamenti e affermazioni non vere e dal totale disinteresse per i problemi della gente? Perché questo modo di fare è luogo comune, in particolare, di un partito, il PD, che governa la maggioranza dei Comuni lecchesi? È una combinazione o una strategia?
Come posso essere un uomo di infinita sapienza se esprimo solo dubbi? Tocca a chi governa le Istituzioni, nella logica della democrazia delegata, spiegare, non solo a me ma tutti i cittadini. È un preciso dovere istituzionale di chi è chiamato a gestire la "cosa pubblica".
Mi scuso, mi sono permesso di esprimere delle opinioni e, forse, non è più consentito. Non importa continuerò a farlo.
- Remo Valsecchi
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