Al Referendum del giugno 2011, 25.935.372 di Italiani, il 51.26% del corpo elettorale, ha votato per l’acqua pubblica contro la sua privatizzazione. Gli Italiani hanno imposto che l’acqua sia e resti “pubblica”, cioè un bene comune nella disponibilità di tutti e fuori dalle logiche di mercato e del profitto.
È la volontà della sovranità popolare. Niente, e nessuno, ha mai raccolto il consenso della maggioranza assoluta degli elettori Italiani. L’attuale maggioranza, Governo Renzi, è espressione del 21.98% (!!!) degli elettori.
Gli Italiani hanno abrogato una norma, il famigerato art. 23-bis del decreto Ronchi, che consentiva l’affidamento del servizio idrico solo mediante “gara pubblica” a società private o miste. Per gli italiani l’affidamento mediante gara è sinonimo di privatizzazione. L’abrogazione ha ripristinato il cosiddetto affidamento in “house providing” o, più semplicemente, in “house”, ossia affidamento diretto del servizio idrico ad una società di proprietà dei Comuni o ad un’Azienda Speciale, che è un’emanazione diretta dei Comuni.
L’Unione Europea, con un occhio di riguardo per l’acqua, ha posto delle precise condizioni perché possa essere attuato l’affidamento in house.
La normativa italiana, recependo l’ordinamento europeo, ha stabilito che l’affidamento “in house” del servizio sia possibile solo a società partecipate direttamente ed esclusivamente da Enti Locali compresi nel territorio di erogazione del servizio. Non è un’opinione, è la legge.
Tutte le soluzioni diverse porteranno all’affidamento mediante gara, ossia alla privatizzazione del servizio idrico. Non esistono soluzioni temporanee o provvisorie, la condizione è solo quella fissata dalla legge.
Tutti gli amministratori pubblici, sindaci, assessori e consiglieri, ma anche i politici, che, pur dichiarando di essere per l’acqua pubblica, cercano di trovare soluzioni diverse da quelle fissate dalla legge, stanno realizzando la privatizzazione dell’acqua. Mentono o non se ne rendono conto? Il giudizio non compete a noi ma ai cittadini.
Non siamo schierati con nessuno, siamo con la maggioranza degli italiani che vogliono l’acqua, ma anche tutti i beni comuni, pubblici. Per noi lo Stato è un bene comune, e noi siamo con lo Stato.
Sosteniamo l’unico progetto che vuole una società di 1° livello per l’affidamento del servizio idrico, senza abbandonare il nostro obiettivo finale, l’Azienda Speciale. Lo abbiamo momentaneamente accantonato perché temiamo che l’evidente tentativo di arrivare alla “gara”, e la conseguente privatizzazione del servizio, se realizzato, consegnerebbe, per un periodo di oltre vent’anni, l’acqua alla logica del mercato e del profitto.
Chiediamo ai cittadini di essere pronti ad una possibile mobilitazione perché in gioco c’è la sovranità popolare con tutto quello che rappresenta. Per questo si scrive acqua ma si legge DEMOCRAZIA.
- Comitato Lecchese Acqua Pubblica
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