Forum dei Beni Comuni
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Acqua pubblica: cosa è andato storto e come fare per riprenderla. Ripartendo dal referendum del 2011, dallo spirito di servizio degli amministratori locali e dalla sentenza della corte dei conti

rubinetto150x200Illustrare la situazione che si è creata non è un compito facile, non perché la materia  sia particolarmente difficile, ma perché dal dopo referendum le già complesse  normative, sempre in evoluzione, di livello nazionale ed europeo alle quali si fa riferimento  sono diventate ancor più machiavelliche, forse per un ambiente governativo ed europeo non proprio favorevole all'acqua pubblica. Su questi aspetti  la lettura dell'articolo apparso su questo giornale sulle conclusioni della Corte dei Conti Lombardia è importante e da un quadro d'assieme sul percorso fatto fino ad oggi. Bisogna ripartire da zero, uscire da questa ambiguità in cui tutti vogliono l'acqua pubblica ma non si va avanti, l'ultima speranza contro questa crisi infinita è  mettere da parte convincimenti poi dimostratosi errati e tornare alla politica che aspiri e promuova i beni comuni, guidata, questa volta dalla volontà popolare espressa che costituzionalmente è sovrana . A questo scopo mi limiterò a fare delle considerazioni di principio sul ruolo degli amministratori locali mettendo in luce dei piani di responsabilità, politico, economico e morale  che solitamente nelle persone vengono tenuti più o meno separati perché rispondono ad interessi individuali, di natura economici ,ideologica o di fede ma  nel caso del rappresentante dei cittadini  confluiscono su un unico piano, sono reciprocamente legati da un'unità perché rispondono ad interessi collettivi, non possono stare divisi . Il primo piano  è quello politico , queste  persone si dedicano con passione e sacrifici e considerano l'impegno civico e politico dovere di ogni cittadino,  sanno che unico tornaconto del ben operato  è la riconoscenza e stima e il prestigio riconosciuto alla carica dai cittadini, non è una cosa da poco. Il secondo riguarda il piano economico, il suo ruolo è  difendere l'interesse pubblico e dovrebbe tendere a valorizzare i pubblici servizi fondamentali senza farsi assorbire da impostazioni di moda o da allineamenti  prestabiliti o chiudersi in difesa di posizioni superate. Infine quello morale come persone sensibili alle valutazione di questioni che rispondono a  domande come: acqua merce per il mercato? Da quando c è l'uomo l'acqua è un diritto  naturale , solo i  costi vivi quando ci sono, null'altro, perché condizionare un diritto alle pulsioni egoistiche, mai sazie del privato? Si può consentire che venga trasformata in un lucroso commercio da parte di multinazionali ? Un essere umano può rimanere senza acqua ? Ma anche capace di valutazioni dei comportamenti dei colleghi nelle responsabilità pubbliche. Tenere unito tutti questi piani ne fa un significativo impegno. Nell'amministratore  questi  tre aspetti interagiscono assieme e nell'ambito locale  ne fa una figura, se ben interpretata,  capace di spiegare alla politica nazionale la realtà dei cittadini consapevoli  dei propri desideri e interessi e le scelte errate di politica economica nazionale.

INTERAZIONE  SUL  PIANO POLITICO

Il piano dell'impegno politico corrisponde ad un ambito di potere autonomo che l'elettore conferisce al consigliere o sindaco. E' un atto di fiducia , per le cose programmate o previste valgono gli impegni presi per il resto vale il principio di lealtà, capacità, onestà. Alle consultazioni referendarie e alle ultime elezioni, per l'acqua più o meno erano tutti d'accordo sulla gestione pubblica. C'era da aspettarsi una strategia decisa in tal senso! Da allora le autorità elettive si sono guadagnati  un largo credito sul tema?  che ha soddisfatto la richiesta dei cittadini votata nel referendum quasi in modo plebiscitario?   No, nessun passo avanti nell'iter burocratico per la gestione pubblica dell'acqua. E' un peccato perché avrebbe creato autorità locali forti, rinforzato la democrazia ,rinforzato la fiducia nelle istituzioni. La democrazia ha bisogno della fiducia delle persone nelle autorità  altrimenti se prevale la sfiducia l'autorità sarà debole. Come difendere la credibilità? assumere la volontà popolare, fortemente maggioritaria sul tema dell'acqua pubblica, come propria  volontà degli amministratori locali anche nel caso che personalmente non si è d'accordo. Ora se consideriamo che la caratteristica della democrazia è quella di dare la possibilità d'influire sulle questioni di interesse comune cosa avvenuta col referendum del 2011 cosa è dovuta questa incapacità di trasformarlo  in provvedimenti normativi ? Forse l'errore è la visione della politica troppo sbilanciata verso un'ideologia del "mercato" che ha permeato tutto, in cui i servizi diventano merci, gli utenti diventano clienti , le municipalizzate diventano società che vendono l'acqua secondo logica del profitto a prezzi di mercato. Un cambio nella terminologia delle parole che dura ancora oggi, che parte dall'assioma secondo cui il privato è sempre più efficiente del pubblico non accorgendosi che è una posizione ideologica perché tante municipalizzate forniscono servizi efficienti a prezzi contenuti. Eppure il referendum è stata una bella occasione gratis per le forze politiche, imperdibile l'indicazione dei cittadini,  "caduta dal cielo" senza fare nessun sforzo per conoscere orientamenti o preferenze; perché deluderli per così lungo tempo? Invece di concludere l'iter procedurale volto a dimostrare che la democrazia c'è e non è una finzione. L'amministratore autenticamente democratico è la persona che ha dentro di se il desiderio di dare un fine alla propria azione, volta anche a considerare che il livello della qualità di vita economica si gioca sul fronte dei prezzi dei servizi pubblici e sull'acqua i rincari sono stati notevoli, quindi giocando con destrezza sulle verità dell'economia (non è una scienza matematica è una scienza sociale programmabile dall'uomo) sa che la tariffa  dipende dalle scelte politiche, sa che è possibile servire un'economia volta agli interessi collettivi, conseguire efficienza ed economicità senza spreco di risorse e sa anche che, servire un economia forzata, finanziaria,  che ha come priorità il profitto e l'estrazione di valore attraverso esternalizzazioni di attività non è la priorità per i cittadini ma l'esatto contrario. Sa quindi entrare in un campo economico  non ignoto,  ma conosciuto da gran parte della popolazione che ricorda bene per il benessere prodotto nel recente passato e ne fa sentire vivo il valore ancora oggi. Tutto il nostro sviluppo economico del passato è frutto della mano pubblica, non della "mano invisibile" del mercato, quella si che la sentiamo pesante nei nostri portafogli. Sa anche che trasferire un servizio fondamentale dal pubblico al privato oggi è una scelta irreversibile ,difficile tornare indietro, anche se deludenti risultati su investimenti, prezzi e occupazione  richiederebbe tornare al pubblico. Difficile convincere dei privati a piegarsi agli interessi collettivi e rinunciare a un business  sicuro senza rischi. Chi tende a prendere la scena pubblica dovrebbe aiutare i più timidi a dire la sua, perché molte volte chi sta dietro le quinte sa dire cose interessanti e tutti assieme farsi promotori di un unito impegno dei amministratori a difesa di interessi collettivi. Se così sarà, l'alleanza con l'opinione pubblica  sensibilizzata dalla conoscenza formata da anni di dibattito sul tema, può essere una via per superare tutte le difficoltà passate, consapevoli  tutti che il controllo reciproco e il confronto delle idee ben argomentate   è un metodo razionale e democratico in cui si aprono tutte le possibilità di deduzione( per cittadini e amministratori) dei comportamenti  coerenti con la democrazia ed in ultima battuta ,per l'interesse in discussione, il controllo effettivo nella formazione del prezzo del servizio idrico. Perché allora è necessario questo unito fronte di coerenza alla regola democratica? Perché nessuna forza politica può presentarsi come l'unico tutore di un interesse collettivo espresso  democraticamente e in maggioranza plebiscitaria; ma tutti devono partecipare alla difesa delle regole del gioco, delle istituzioni, dei principi costituzionali  quale comune interesse alla propria esistenza e del reciproco riconoscimento.  Quindi una precondizione, per essere autenticamente democratici, di tutti gli attori in campo perché la fedeltà alle regole costituzionali si presenta come un'esigenza fondamentale e da diritto e legittimità ad impersonare un'aspirazione che è collettiva e certificata da un referendum.  E' importante questa fisionomia politica perché comporta tutti di essere alla base "liberale" (nel senso etico-morale non c'entra niente con liberismo) e poi ognuno si qualifica con un ulteriore caratterizzazione secondo le proprie preferenze. C'è un altro aspetto politico importante in una democrazia, sul modo di chiarire i dissensi tra amministrati e amministratori che nasce proprio dall'obbedienza alle regole democratiche e quindi alla  possibilità di controllo sull'amministrazione. Contro le sue eventuali deficienze ,anticipare eventuali errori, che non sbaglino nell'interpretare  le leggi, la democrazia ha trovato un rimedio, il controllo sugli stessi amministratori con i cittadini pronti ad aiutare a consigliare ma anche a criticare e anche ad accusare quando è il caso. Anche da parte degli amministratori non è facile essere all'altezza dei problemi, farsi  una preparazione, oggi i luoghi di vero dibattito pubblico sono scarsi ,una volta la selezione veniva dai partiti ,si partiva dalla periferia, dalle sezioni o dai oratori si arrivava ai consigli comunali, provinciali ,regionali e nazionali. Era una strada lunga e faticosa però permetteva a chi aveva idee di farle valere confrontandosi con altre idee, in questo modo si selezionava la classe dirigente. Oggi si tende a improvvisare, molte volte ci si candida senza un retroterra di esperienze magari giovanili,  si conta sulla capacità del collega di partito più esperto o ci si fida della bontà del suggerimento o dell'indicazione imperativa. Si sente la mancanza del metodo tradizionale di creare la dirigenza "dal basso", come manca a difesa del libero gioco democratico una istituzione che richiami all'obbedienza delle regole democratiche  le forze politiche che, una volta passata il momento elettorale non rispettano gli impegni e quindi intervenire con energia chi propone un programma e poi  non lo rispetta o una volontà popolare espressa da un referendum che rimane sulla carta. Dovrebbe essere un impegno di tutti, nell'anima dei cittadini dove vive e non dimentica le opportunità della democrazia, nelle rappresentanze politiche atte a difendere questo principio. Ma nella realtà delle cose cosa succede?  Alla domanda chi si è comportato con fedeltà a queste regole nel lungo cammino di  assolvere al dovere della politica di preparare le condizioni per la gestione pubblica dell'acqua? In quante Amministrazioni Comunali questo principio ha  avuto luogo concretamente? Che può nascere in primis per rispetto alle istituzioni e alla Costituzione oppure anche come convinzione religiosa oppure come comportamento dell'amministratore che dalla sua impostazione culturale ritiene che sia giusto così.  La risposta più ovvia dovrebbe essere, tutti, ma non è così. Nella Provincia di LECCO, sull'argomento acqua, la fedeltà ai principi democratici sono state rispettate dal Comune di MERATE, autore di un progetto rispettoso del responso referendario, sostenuto dal Comune di OGGIONO, dal Comune di CERNUSCO e dal Comune di ELLO, alcuni si sono astenuti presumibilmente in attesa di capire.  Spetta a loro che hanno più efficacemente presentato un provvedimento pratico, che sta in piedi, per la gestione dell'acqua ( rispettoso delle regole) far scegliere all'assemblea le risoluzioni definitive, far nascere discussioni le più partecipate possibili ,con suggerimenti o dichiarazioni, suscitare un dibattito il più elevato possibile in modo che tutti possano prendere la decisione definitiva soddisfatti di fare un servizio ai cittadini conoscendo tutte le opinioni in campo. Anche chi non è intervenuto nel dibattito dovrà dire la sua e chi si è astenuto, capendo potrà produrre concetti e  non avrà  motivo di esitazione visto il tema importante e il voto si trasformi in atteggiamento di  responsabilità. Prossimo contributo riflessioni sul piano economico (continua).

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