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Acqua, Valsecchi: i “Cinque” vogliono decidere per tutti ma i sindaci hanno il vincolo di mandato e rispondono ai cittadini

Finalmente le perplessità hanno avuto risposta. A cosa serve la Conferenza dei Comuni, se a decidere sono in cinque? La Conferenza dei Comuni dovrebbe esprimere la volontà degli 89 Comuni della Provincia, invece è solo una sorta di teatrino, quasi una farsa. Le strategie e le scelte sono di pochi, decise fuori dalle sedi istituzionali e gli altri devono solo ratificare. Chissà se, almeno in questa occasione, ci sarà una reazione di autonomia dai condizionamenti di Partito o di altro. La proposta alternativa viene da un Comune che non fa questioni ideologiche ma solo buona amministrazione, potrebbe essere l’occasione. È la vecchia abitudine di certa politica, quella che i cittadini non vogliono più, decidere in pochi per tutti. In questo caso l’atteggiamento è ancora più grave. Quattro sindaci e un assessore hanno già deciso che il documento predisposto dal Comune di Merate è “irricevibile” cioè che non deve nemmeno essere posto in discussione. Certo l’affermazione è edulcorata da “a nostro parere” ma il messaggio è chiaro.
Curiosa, ma significativa, è la sottoscrizione del documento, al quale si vorrebbe dare una veste istituzionale, da parte di un assessore non eletto e non delegato alla partita specifica (vedasi sito del Comune di Valmadrera – ndr) sostituendosi di fatto al ruolo che compete al sindaco.
Il comunicato appare come l’ennesimo tentativo di condizionamento degli altri Sindaci evitando un dibattito e un confronto dialettico rispettoso delle regole democratiche ma anche dei ruoli istituzionali inderogabili. Forse è opportuno ricordare a questi “signori” che i Sindaci non sono Parlamentari e che per loro vige il vincolo di mandato, devono rispondere dei propri atti ai cittadini e sono personalmente responsabili degli atti compiuti. Per questo esiste un organismo di controllo che si chiama “Corte dei Conti”.
Ma perché questi quattro Sindaci, e un Assessore, continuano a difendere una posizione indifendibile sul piano delle legittimità, della legalità ma anche sul piano economico? Perché non si preoccupano di tariffe e di bollette troppo alte? Perché privilegiano profitti elevatissimi con i soldi dei cittadini? Perché non si realizzano investimenti strutturali preferendo investimenti finanziari? Perché vogliono continuare a “distrarre” risorse dal servizio idrico per destinarle a finalità diverse in violazione del piano tariffario provinciale ma anche della legge? Perché non esercitano il controllo analogo per realizzare quello che il decreto Sblocca Italia e la Legge di Stabilità impongono e cioè un servizio economico, efficiente ed efficace? Perché cavillano su ogni normativa nazionale o comunitaria o su pareri di organismi preposti al controllo per fare esattamente il contrario di quello che è prescritto?
Troppe domande. Ma le domande sono le conseguenze di dubbi e necessitano di risposte precise altrimenti i dubbi rischiano di trasformarsi in “sospetti” e, questo, non va bene.
Questo comunicato è solo l’ultima “perla” di una serie di fatti ed episodi che delineano un percorso confuso e costi per i cittadini. Bisogna riconoscere che è stata un’azione coerente perché, in questi anni, non si è mai discostata da un modo di gestire la “cosa” pubblica estraneo alle finalità istituzionali dei Comuni.
È uno strano percorso, iniziato nel 2007 con la costituzione di LRH, che sembra privilegiare solo “interessi particolari”. Un percorso che vede protagonisti sempre le stesse persone, con le uniche differenze del Sindaco di Galbiate che, però, è la continuità del suo predecessore. Mariani sta un po’ sul pero e un po’ sul fico e quindi cambia posizione secondo criteri puramente personali. Brivio, prima Presidente della Provincia e, oggi, Sindaco di Lecco, sembra essere il regista di tutta la vicenda.
Quante stranezze, violazioni di legge ed errori; troppi per essere solo un caso. Nel merito, il comunicato è ancor più paradossale. È un caso o una normale e legittima divergenza di opinioni? Non so, il comunicato e la sua inconsistenza sembrerebbe dimostrare il contrario.
Il primo motivo per cui sarebbe “irricevibile” il progetto “Merate” sta nel percorso che allungherebbe di oltre un anno la sua realizzazione creando problemi e difficoltà alla gestione del settore idrico. Ho sempre avuto il dubbio che gli artefici di tutta l’operazione LRH applicassero leggi personali diverse da quelle italiane, adesso, mi sorge anche il dubbio che abbiano un proprio vocabolario della lingua italiana. Nel progetto “Merate” è scritto a chiare lettere che Idroservice, come vuole la delibera del Consiglio Provinciale del 28.10.2013, può essere separata da LRH in una quindicina di giorni al costo di € 216 per ogni Comune e che l’operazione necessaria per avere nella società di gestione del servizio tutti i Comuni in proporzione al numero degli abitanti può avere effetto dal 1° gennaio 2015.
Ma a quale periodo superiore all’anno si riferiscono? Forse fanno solo un po’ di confusione.  Oggi è un anno dalla delibera del Consiglio provinciale che imponeva la separazione di Idroservice da LRH entro il 30.06.2014. Cosa che non è avvenuta. Perché? semplicemente perché, non volendo ottemperare, non si è nemmeno avviato il percorso di separazione. Non c’è nessuna giustificazione o ragione. Le delibere sono vincolanti e devono essere rispettate. Se così non fosse, mi si deve spiegare perché i cittadini devono pagare l’IMU, la TASI e via dicendo con le aliquote fissate da una delibera dei Comuni. Secondo la logica adottata dai “5 soliti” ogni cittadino può pagare le imposte a sua discrezione. Lo stesso vale per le tariffe e per i costi dei servizi in genere.
Il secondo motivo manifesta la incompetenza e sostanziale incapacità a capire meccanismi semplici ma, forse, per loro troppo complessi.Nella proposta non si ipotizza nessun costo a perdere, che tra l’altro non si capisce nemmeno che cos’è, né per LRH e nemmeno per qualcun altro. Infatti, oltre ai costi dell’operazione, complessivamente inferiori al solo costo della perizia inutilmente fatta per la cessione del ramo d’azienda da questi soloni incompetenti, non è previsto alcun altro costo ma nemmeno alcun esborso finanziario. Non esiste nemmeno il depauperamento di risorse pubbliche, non è un’opinione è un fatto tecnico, in quanto è solo Patrimonio che si trasferisce da una società di Comuni ad un’altra società degli stessi Comuni  senza crearne di nuove ma eliminandone una nella logica della razionalizzazione delle partecipazioni societarie come vuole la “Spending-Review”. Nella proposta è esplicitato e spiegato a chiare lettere. Ma che dire di chi confonde il Patrimonio Netto di una società con i Costi? È come confondere un cavallo con un somaro. Per evitare figuracce, forse sarebbe opportuno far esaminare e correggere quanto si pubblica. Ma forse è un errore voluto per creare confusione in chi, non essendo tecnico, non capisce. L’errore è tanto banale da rendere inattendibile tutto il comunicato e dovrebbe allertare gli altri Sindaci ma, soprattutto, i cittadini. Chi non sa e non capisce ma è tanto presuntuoso e arrogante può produrre solo danni. Esattamente quello che stanno facendo.
L’ultimo motivo è figlio della inconsistenza dei primi due. Il progetto “Merate” non ha le stesse debolezze attuali di Idrolario ma, al contrario, mette a posto tutti gli errori che hanno provocato perdite e sbilanci finanziari e realizza una società solida, autonoma rispetto alle esigenze di profitto, inutile quanto oneroso per i cittadini, e soggetta ad un reale controllo analogo da parte di tutti Comuni.
Un comunicato che definisce irricevibile un progetto sulla base di tre motivi completamente sbagliati tecnicamente è preoccupante perché finalizzato solo a screditare senza confronto e a condizionare gli altri sindaci. Non si dica che è una questione politica e non tecnica; la politica non può adattare alle proprie esigenze gli aspetti necessariamente tecnici e definiti da disposizioni legislative.
Non si poteva però aspettare altro da chi, al di là di tante inutili parole, non ha saputo o potuto o voluto sottoporre ai Sindaci un progetto che delineasse obiettivi , percorsi, costi e tempi. Se a qualcuno risulta il contrario ed un progetto esiste, lo renda pubblico.
Perché tanta insistenza per difendere una ipotesi, non un progetto, che realizza, per il momento, una società formalmente pubblica ma sostanzialmente privata perché ha vocazione commerciale, non consentita per l’affidamento in house, ed è finalizzata al profitto e alle operazioni di pura finanza. Forse perché qualcuno ha già ipotizzato coinvolgimenti di privati in un prossimo futuro? Molti segnali sembrerebbero confermare questa ipotesi. Perché tanta ritrosia nell’illustrare il proprio progetto? Forse perché metterebbe in chiaro i veri obiettivi?
È solo incompetenza o superficialità? Non credo, se così fosse dovremmo preoccuparci per avere conferito mandato di governo della cosa pubblica a degli incapaci, ma se così non fosse, altre dovrebbero essere le preoccupazioni.

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