Preso atto del “Comunicato stampa” dei “quattro presidenti” delle società pubbliche e delle non velate minacce per la diffusione di considerazioni e valutazioni con le loro non concordanti, vorrei precisare e sottolineare quanto segue:
- Siamo in presenza di società a capitale interamente pubblico dove gli azionisti, che di fatto, anche se non di diritto, sono i cittadini devono essere informati di come è amministrato il loro patrimonio.
- Tutte le mie riflessioni ed elaborazioni rese pubbliche nelle scorse settimane sono il frutto dell’esame di documenti che la legge prevede debbano essere depositati presso il Registro delle Imprese per la loro libera consultazione da parte di chiunque.
- La “mancata comprensione e il carente approfondimento” è, se tale, conseguente ad una carenza delle informazioni contenute in tali documenti.
- La “personale avversione” è solo un’opinione diversa che in un Paese normale e civile, come il nostro, è libera e garantita anche dal dettato costituzionale.
- Non ho mai messo in discussione la legittimità delle operazioni realizzate o proposte. Ho solo sollevato questioni di opportunità e di merito che non competono ai consulenti o agli esperti ma unicamente ai Consigli di Amministrazione.
- L’atteggiamento degli amministratori che replica ad una mia denuncia di sperpero di denaro pubblico con costi inopportuni per ca. € 300.000,00 (del resto io non posso conoscere l’importo esatto trattandosi di documentazione interna delle società) affermando che i costi sostenuti sono solo € 212.800 è opinabile. Ma io ho sostenuto l’inopportunità della spesa e il diverso importo, che è comunque sempre elevato anche perché il progetto di fusione “Lario Reti Holding” richiederà ulteriori costi, non modifica la mia opinione.
Vorrei precisare, in conclusione, che la mia critica e la mia posizione non sono dovute né ad avversioni e nemmeno a semplici opinioni diverse perché sono solito accettare le decisioni delle maggioranze purchè non costituiscano ragione di danno, in questo caso per la collettività.
Proprio perché, a mio giudizio, il modo di gestire queste aziende pubbliche non realizza l’interesse generale, mi sono dimesso da vicepresidente di Acel Service, dopo anni di continue battaglie all’interno per cercare di modificare questo sistema, ma non intendo desistere dal tentativo di rendere queste aziende efficienti, efficaci ed economiche.