Forum dei Beni Comuni
i Servizi Pubblici Locali
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dalla parte dei cittadini e utenti
Definizione di "servizi pubblici locali" - art. 112 D. Lgs 267/2000
Gli enti locali, nell'ambito delle rispettive competenze, provvedono alla gestione dei servizi pubblici che abbiano per oggetto produzione di beni ed attività rivolte a realizzare fini sociali e a promuovere lo sviluppo economico e civile delle comunita' locali.
giurisprudenza:
  • "per servizio pubblico si intende qualsiasi attività che si concretizzi nella produzione di beni o servizi in funzione di un’utilità per la comunità locale, non solo in termini economici ma anche in termini di promozione sociale, purché risponda ad esigenze di utilità generale o ad essa destinata in quanto preordinata a soddisfare interessi collettivi" (Cons. di Stato 2605/2001)
  • "per servizio pubblico locale si intende qualsiasi attività che si concreta nella produzione di beni e servizi in funzione di un’utilità per la Comunità locale non solo in termini economici ma anche ai fini di promozione sociale" (Cons. di Stato 2024/2003)
L'art. 113, della stesso D.Lgs. 267/2000, introduce, però, il principio della rilevanza economica a tutela della concorrenza ed il mercato. È una contraddizione o una scelta?
I cittadini devono sapere, devono essere informati, devono condividere!

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Nel GIUDIZIO SUL RENDICONTO GENERALE DELLO STATO 2016 della Corte dei Conti (27 giugno 2017), il Procuratore generale Claudio Galtieri ha affermato: “Per le società partecipate con gestione redditizia, quali quelle energetiche od operanti in particolari settori dei servizi pubblici locali, sorte dalla trasformazione di aziende municipalizzate, già quotate in borsa o per le quali tale quotazione può essere decisa, si deve rilevare che, al di là dei profili pur rilevanti relativi alla giurisdizione, la ricerca degli ambiti territoriali ottimali, sotto il profilo meramente organizzativo od economico-finanziario, fa perdere definitivamente quei collegamenti con la collettività locale che erano stati a suo tempo la ragione stessa della costituzione della struttura, con l’ulteriore conseguenza che l’ente locale proprietario delle azioni considera la propria partecipazione in un’ottica esclusivamente speculativa.” È una riflessione importante e, a mio parere, corretta e coerente con la realtà. Abbiamo, per anni, lottato per evitare la privatizzazione dei servizi pubblici locali ossia la cessione a privati delle strutture e, in particolare, quelle del SII, si è, però, realizzata, per la degenerazione della politica, la privatizzazione non formale ma sostanziale, ossia una gestione pubblica con finalità puramente speculative. Quando l’ex premier, Matteo Renzi, in occasione del referendum 2011, ha dichiarato: "È il Pd che cambia a seconda del vento, io sono coerente. E non posso chiedere alla mia città 72 milioni di euro” [per gli investimenti – n.d.r.] ha, espressamente, annunciato qual era la nuova via della politica per i S.P.L. Non si trattava di trasferire ai privati la struttura o la gestione dei servizi ma di utilizzare gli stessi per fare “cassa”, ossia speculazione. Non è un caso che la gestione del SII idrico a Firenze, che “beneficia” di tariffe tra le più alte d’Italia, sia stata affidata a “Pubbliacqua spa”, società con partecipazione pubblica diretta del 60% e con la restante parte del 40% detenuta da Acque Blu Fiorentine di cui il socio di maggioranza, Acea spa, altra società a maggioranza pubblica, detiene il 75% del Capitale Sociale. Praticamente i soci pubblici detengono il 90% del capitale sociale. Non possiamo certamente parlare di privatizzazione come comunemente intesa. Nel 2016 Publiacqua ha realizzato un utile, prima delle imposte, di € 44.841.395, pagato € 14.961.938 di imposte e distribuito, ai soci, un dividendo di € 18.500.000 (pari al 62% dell’utile totale). I soci pubblici, i Comuni, ne hanno beneficiato per € 16.650.000 ed il Comune di Firenze per € 4.008.950. Nei costi sono compresi ammortamenti, il costo degli investimenti, per € 78.714.940. Utili e ammortamenti ammontano a complessivi € 123.556.335; gli utenti di Pubbliacqua, grazie alla strategia e saggezza di Matteo Renzi, non hanno dovuto sostenere il costo dei 72milioni di investimenti ma devono, per evitarlo, pagare, con le bollette, oltre 120milioni all’anno. Qualcosa non quadra. Matteo Renzi non finirà mai di stupirci. I soci, nelle società di erogazione di servizi pubblici, non hanno mai apportato risorse per finanziarie gli investimenti, tantomeno nelle società quotate. Gli investimenti sono sempre finanziati con le bollette e la tariffa come meglio vedremo nel capitolo specifico. La quotazione, che potrebbe essere lo strumento per raccogliere denaro attraverso aumenti di capitale da far sottoscrivere ai risparmiatori, ha, di fatto, solo consentito ai Comuni, soci delle ex municipalizzate, di far “cassa” collocando parte delle proprie azioni nei mercati finanziari, ossia cedendo le stesse ai risparmiatori che le acquistano. Le società di gestione dei servizi pubblici locali non ne hanno avuto alcun beneficio! Ho fatto l’esempio di Publiacqua ma se ne potrebbero fare molti e, per le società quotate, la situazione è, a mio giudizio, “scandalosa” perché oltra a penalizzare gli utenti danneggia i risparmiatori. Questo fatto l’ho espressamente denunciato all’assemblea di approvazione del bilancio 2016 di A2A spa. Partendo da questi presupposti e dalla affermazione del Procuratore Generale della Corte dei Conti che, con poche parole, ha fotografato la situazione, ho predisposto il documento che, probabilmente, tedierà con i numeri che, però, sono necessari per capire che cosa sta succedendo. I numeri, come dicevano i filosofi greci, sono necessari per comprendere. Esiste una regola essenziale nei principi contabili: il saldo è sempre uguale a zero. Se qualcuno guadagna, qualcun altro o altri perde o perdono. E, purtroppo, perdono sempre i cittadini!

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