Forum dei Beni Comuni
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Remo Valsecchi03 giugno 2023

lo Stato

è il popolo?

Remo Valsecchi03 giugno 2023

Questo ldocumento non ha alcuna pretesa, è solo un insieme di riflessioni personali su temi di grande importanza che condizionano la vita delle persone, i livelli di povertà e il disagio sociale diffuso che ha assunto aspetti anche di drammaticità e della negazione di una società equa e solidale con forte pregiudizio dei diritti, anche individuali, che la Costituzione della Repubblica italiana [1], la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo [2] e la Carta dei diritti fondamentali [3] vorrebbero e dovrebbero garantire.

Detesto le affermazioni di principi puramente ideologiche, preferisco l'analisi e lo studio dei vari aspetti e fenomeni della società ed i loro riflessi di carattere sociale. Per questo motivo tutti i documenti sono supportati da dati, grafici e numeri che consentono una loro lettura obiettiva.

L'unico ideale al quale subordino lo studio è una società equa e senza discriminazioni dove i principi di libertà, uguaglianza e solidarietà possono realizzarsi e trionfare.

Non sono un economista, non voglio esserlo, pur avendo operato sempre in attività di natura economica. Non esiste la qualifica di economista, semmai esiste "l'opinionista economico".

Preferisco considerare personaggi e studiosi di grande valore, come John Maynard Keynes, senza escluderne altri, dei sociologi, dei filosofi e dei politici, non mestieranti ma fini pensatori che mettono al centro quello che i politici di mestiere non fanno, cioè un nuovo modello di società.

Quando una persona, un cittadino, critica l'attuale prevalenza delle leggi economiche sulle logiche sociali, magari affermando l'inutilità delle Istituzioni che non assolvono ai principi costituzionali, oltre ad averne tutti i diritti, esprime la sua perplessità, la sua opinione, per un sistema che ha abbandonato le ragioni politiche assoggettandosi alle ragioni economiche che sono espressione e patrimonio, non solo culturale, dei pochi e non dei molti sui quali si riflettono gli effetti purtroppo negativi.

Nella gestione pubblica, la questione economica è un aspetto importante perchè una gestione corretta delle risorse contribuisce alla soddisfazione dei bisogni collettivi ed individuali.

In una famiglia, la gestione delle risorse, contribuisce alla crescita di tutti i suoi componenti anche attraverso benefici e sacrifici. In un sistema sociale, ossia lo Stato, pur con una diversa complessità, la logica deve essere la stessa. Non è ammissibile, e nemmeno accettabile, che ci siano persone che godono di benefici ed altre che devono farsi carico di sacrifici. L'economia, comunemente intesa, al contrario, è lo strumento che produce queste discriminazioni che consente "privilegi" di cui la maggior parte della popolazione deve sopportarne l'onere.

Dobbiamo dire basta a queste condizioni che sono la negazione delle persone e delle loro individualità. Dobbiamo zittire gli economisti che sono i profeti di questa società caratterizzata da grosse e gravi disuguaglianze.

Sono gli economisti, con le loro teorie, che hanno riportato  il sistema sociale indietro di qualche secolo quando la società era divisa in "nobiltà", "clero" e "popolo". Oggi la nobiltà è la "finanza", mentre il popolo si è diviso in più parti indebolendosi e rafforzando gli altri ai quali si è assoggettato subendone le scelte e le volontà.

Scriveva Emmanuel Joseph Sieyès [4] nel 1789, "Che cos'è il Terzo Stato? Tutto. Che cos'è stato finora nell'ordinamento politico? Nulla. Che cosa desidera? Diventare qualcosa" [5]  e, secondo la definizione dell'epoca, per Terzo Stato intendeva il Popolo.

Si sta ripetendo l'errore che, nella seconda metà del XIX secolo, ha dato origine  al Comunismo, non alla sinistra. 

Carlo Marx, contro il liberismo dominante, trasforma il "capitale", ossia i mezzi di produzione e le tecniche produttive, in sistema contrapposto al "lavoro" e, in questo modo, trasferisce e fa dipendere, le questioni sociali alle ragioni economiche.

Uno strumento non può essere un sistema poiché, in questo caso, invece di essere governato e regolato diventa governo e regolatore.

Non esiste un sistema che non disponga dei mezzi di produzione, nemmeno i paesi comunisti potevano prescinderne, come non può esistere un sistema senza lavoratori. Si tratta di creare le condizioni per la loro convivenza in modo che si realizzi un rapporto equo e non discriminante. Ovviamente, su questi presupposti, deve essere denegata ogni forma di "liberismo" incompatibile con le funzioni di controllo e regolazione da parte dello Stato, ossia della politica.


 Ugo La Malfa [6], nell'intervista di Alberto Ronchey per il Corriere della Sera [7] del 23 dicembre 1978 con titolo "È in crisi il capitalismo?£, si espresse in questo modo:
Ugo La Malfa"Davvero i sistemi capitalisti e socialisti si distinguono in base alla proprietà privata o pubblica dei mezzi di produzione? Eppure le sinistre in genere, anche quelle critiche, cosiddette ideologicamente aggiornate, considerano capitalisti i paesi in cui c'e un sistema produttivo con la proprietà privata che fa muovere il meccanismo. Perché io, invece, considero il meccanismo neutrale? Perché un sistema come l'altro subisce gli impulsi della struttura politica e della lotta sociale. Ormai la teoria che considera le forze politiche e anche,quelle sindacali come sovrastrutture, mentre la struttura fondamentale sarebbe quella capitalistica, mi sembra del tutto priva di fondamento.
Ci sono forze politiche e forze sociali che danno degli impulsi. Naturalmente gli impulsi dipendono dal carattere delle singole forze. Ora, questo sistema capitalistico è stato capace di ricevere impulsi. Cioè, quando noi parliamo di quello che hanno fatto le socialdemocrazie diciamo che hanno corretto il capitalismo. Più precisamente, quali tipi di impulsi hanno dato? Poiché non reputavano che la distinzione fra proprietà privata o pubblica fosse un dato fondamentale, e quindi potevano instaurare proprietà nazionalizzate ma potevano anche non farlo, queste forze politiche e sociali hanno provocato una ridistribuzione del reddito".

 Quella di Ugo La Malfa è una riflessione politica, non economica, che ha riflessi sulla struttura sociale del Paese e che rientra in quanto previsto dagli articoli 41. 42 e 43 della Costituzione repubblicana [8] che non consentono alcuna forma di liberismo economico, demandando alla legge, cioè, alla politica, la regolazione dell'iniziativa privata.

L'obiettivo politico deve essere quello di coniugare il mercato con la questione sociale, ma le ideologie, che vanno oltre la ragione, non lo consentono.

Ugo La Malfa, nel 1962, proprio interpretando gli articoli della Costituzione citati, fu l'artefice della nazionalizzazione della produzione e distribuzione dell'energia elettrica.

Nella relazione al Parlamento, accompagnatoria della proposta di legge della nazionalizzazione affermò: "In attuazione di tale principio costituzionale che la produzione e la distribuzione della energia elettrica, per il carattere di preminente interesse generale, vengono riservate ad un apposito Ente pubblico, allo scopo di assicurare con minimi costi di gestione una disponibilità di energia adeguata per quantità e prezzo alle esigenze di un equilibrato sviluppo economico del Paese".

L'obiettivo della politica deve essere quello di realizzare una società, quella italiana, che non abbia più un quinto della popolazione che vive sotto la soglia di povertà o a rischio povertà, che il lavoro sia garantito, che la salute pubblica, l'istruzione siano un diritto per tutti, che l'ambiente, come tutti i Beni Comuni, non siano strumento per produrre profitto ma per garantire qualità della vita e dignità delle persone., Bisogna realizzare una società che garantisca libertà, partecipazione, cioè democrazia, uguaglianza, giustizia e solidarietà.

Non è una questione di conflittualità tra componenti sociali, è solo una politica che non governa e non guarda al domani. L'iniziativa privata, in un sistema sistema sociale ed economico funzionale, è una risorsa ma compete agli organismi istituzionali la regolazione che eviti effetti distorsivi allo sviluppo sociale e, in questa logica, compete alla politica evitare processi di privatizzazione, anche solo sostanziale, in quelle attività che, per natura e oggetto, hanno proprio una funzione sociale. 

Qualcuno ritiene che questi obiettivi sono un freno per lo sviluppo perchè non incentivanti e penalizzanti il merito individuale. Un falso, il  sistema attuale non premia il merito ma solo la ricchezza e l'appartenenza a famiglie ricche.

E' un utopia? no, è possibile e realizzabile anche in tempi brevi. Bisogna realizzare un cambiamento reale che non può essere lasciato a chi ha creato queste condizioni, i partiti ed i politicanti attuali, sarebbe solo un cambiamento per non cambiare.

Non credo  ai complotti, le teorie complottiste, anzi, rafforzano i centri di potere poiché confuse ed irrazionali creano il panico e allontanano le persone dalla realtà. Gli unici complottisti, facilmente individuabili, sono i politici con mire autoritarie.

I teorizzatori del liberismo, delle privatizzazioni, della concentrazione della ricchezza come motore di sviluppo e di benessere, esprimono solo delle opinioni con una logica ed una visione di parte, ossia egoista. Queste teorie, sostenute dai cosiddetti "economisti", sono più pericolose delle teorie complottiste perchè suadenti, apparentemente e formalmente, democratiche. La ragione e l'intelletto di cui ogni persona dispone ma di cui non fa uso limitandosi a delegare ad altri, i politici, la tutela dei propri legittimi interessi, può e deve smantellare l'attuale sistema. 

E' una condizione di minorità dalla quale bisogna uscire. "Minorità - come la definisce Immanuel Kant [9] - è l'incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! [10]"

Quel 89,2% della popolazione che detiene solo il 17,6% della ricchezza mondiale è la vera maggioranza, quella che, se vuole, può cambiare tutto. La storia lo insegna.

Lo Stato non è un espressione astratta. Lo Stato è l'insieme di tutte le persone, i cittadini, con pari diritti e doveri. Lo Stato siamo noi.


note

[1]Costituzione della Repubblica Italiana approvata dall'Assemblea costituente il 22.12.1947  ed entrata in vigore il 01.01.1948

[2]Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) il 10.121948

[3]Carta dei diritti fondamentali approvata dal Parlamento dell'Unione Europea il 14.11.2000

[4]Emmanuel Joseph Sieyès (Fréjus, 3 maggio 1748 – Parigi, 20 giugno 1836) è stato un abate e politico francese, personaggio che svolse un ruolo importante negli eventi rivoluzionari che cambiarono la storia della Francia e del mondo.

[5] Qu'est-ce que le Tiers-État? - Emmanuel Joseph Sieyès gennaio 1789

[6] Ugo La Malfa (Palermo, 16 maggio 1903 – Roma, 26 marzo 1979) è stato un politico italiano. Con un passato antifascista, fu tra i fondatori del Partito d'Azione nel 1942 e ministro dei trasporti sotto Ferruccio Parri. Eletto nel 1946 all'Assemblea Costituente nelle file della Concentrazione Democratica Repubblicana, da lui fondata con lo stesso Parri, portò il partito a confluire nel Partito Repubblicano Italiano nel medesimo anno

[7]Che cos'è il capitalismo oggi? - Intervista di Alberto Ronchey per il Corriere della Sera - 23.12.1978

[8]Art. 41.- L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perchè l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

[9]Immanuel Kant (Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804) è stato un filosofo tedesco. È considerato uno dei più importanti filosofi del pensiero occidentale. Fu il più significativo esponente dell'Illuminismo tedesco, anticipatore degli elementi basilari della filosofia idealistica e di gran parte di quella successiva.

[10]definizione dell'Illuminismo secondo Immanuel Kant

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