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AMMaFoNI ammortamento contributi

riferimento legislativo o Metodo Tariffario: costo servizio

L'altra componente tariffaria del FoNI è l'AMMFoNI, definita dall'art. 15 del Metodo Tariffario: "la componente riscossa a titolo di ammortamento sui contributi a fondo perduto"

I contributi a fondo perduto, però, dovrebbero essere ammortizzati, con la riduzione dell'ammortamento calcolato sul valore lordo dell'investimento da chi ha ricevuto il contributo che non è l'utente ma il gestore Perché diventano un costo per l'utente?

Gli ammortamenti addebitati agli utenti possono essere solo quelli dei costi degli investimenti con una vita utile in più anni. La tecnica di addebiti per ammortamenti di ricavi, o di qualcosa che si riscuote, facendoli diventare costi per gli utenti, è paradossale proprio per la sua natura. Certo non è equa e nemmeno trasparente come vorrebbe la legge per le tariffe

Se il gestore riduce l'ammortamento sull'investimento lordo per effetto dei contributi a fondo perduto ricevuti ma riscuote dall'utente la riduzione, il contributo diventa, un contributo a fondo perduto in conto esercizio che non ha alcuna ragione di essere erogato e, specialmente, dall'utente.

Sempre ARERA, a specifico quesito, il 13.05.2021 ha precisato che

"La componente AMMFoNI è prevista in tariffa quale componente del Fondo Nuovi Investimenti (FoNI), qualora il regolatore locale (Ente di governo dell’ambito) ritenga opportuno vincolare il gestore ad una spesa maggiore in investimenti rispetto a quanto sarebbe sostenibile con le restanti componenti tariffe. E può ritenere opportuno farlo per mantenere in esercizio le infrastrutture originariamente realizzate sulla base dei contributi pubblici a fondo perduto, dato che sono tipicamente erogati una tantum. In ogni caso, quando impiegato, genera sempre e solo altri contributi pubblici.

La concessione prevede che il gestore realizzi gli investimenti previsti dal Piano degli investimenti predisposto dall'Ente di Governo dell'Ambito e approvato dai Comuni, non serve vincolare il gestore gratificandolo affinché li realizzi. C'è già un contratto, la concessione, che lo vincola e se non li rispetta diventa inadempiente.

In merito alla sostenibilità finanziario il gestore deve fare solo quello che gli compete in quanto imprenditore ossia trovare le risorse finanziare necessarie per la sostenibilità degli investimenti addebitando all'utente solo gli ammortamenti tecnici, ossia la suddivisione dell'investimento per la durata della vita utile al netto dei contributi a fondo perduto pubblici ricevuti. È quello che fa un imprenditore quando opera in regime di mercato e concorrenza e non in regime di monopolio naturale.

Riprendendo le sentenze del TAR Lombardia e del Consiglio di Stato  che ritenevano necessaria la remunerazione del capitale investito con mezzi propri e non con indebitamente, opinione non condivisa ma che ha una sua logica, giova sottolineare che ARERA ha inventato una tipologia di finanziamento estranea sia al capitale di rischio che al capitale di debito, lo fa fare agli utenti grazie al servizio gestito in regime di monopolio naturale.

Una, chiamiamola, strana operazione finanziaria che è incredibile essendo stata congegnata da un organismo pubblico, anche se indipendente, che ha come funzione quella di garantir proprio quelli che hanno subito questa stortura.

In regime di libero mercato reale e concorrenza, non sarebbe possibile farsi finanziare gli investimenti dai propri clienti senza nemmeno avvertirli. Non avrebbe un rischio ma la certezza di venire escluso dal mercato.

I contributi, inoltre, non sono pubblici, essendo inclusi in tariffa come costo per gli utenti, sono contributi degli utenti, ma non è un errore di chi ha risposto al quesito che ha voluto, in questo modo, assimilarli a quelli pubblici ai quali si applica il principio contabile O.I.C n. 16 e rimborsati agli utenti attraverso la riduzione dell'ammortamento annuale.

I precedenti, il FNI FoNI, viene accantonato in una riserva del Patrimonio Netto sino alla realizzazione degli investimenti, questi sono ricavi e concorrono alla formazione del profitto.

Nel bilancio 2022 del campione, il totale della componente FoNI ammonta a € 36.685.244 e il bilancio chiude con un utile lordo imposte di € 35.497.030 ed il FoNI è finito nei ricavi. Se rilevato correttamente il FoNI, cioè come debito verso gli utenti, il bilancio sarebbe stato chiuso con una perdita di 1,2 milioni di euro e non con un utile.
Sono stati utilizzati denari degli utenti per pagare imposte, € 10.635.427, peraltro non dovute perchè per pagare imposte è necessario l'utile e magari per distribuire dividendi.Fossero rimasti alle famiglie qualche disagio sociale sarebbe stato alleviato.

elemento tariffa sigla formula valore note
MTI-1
MTI-2

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