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Acqua: Anna Mazzoleni scambia gatti per tortore. E’ ora di dire basta a questo teatrino inutile

Come spesso accade, probabilmente per pregiudizi personali o per la naturale sofferenza di chi non capisce di che cosa si sta parlando, la signora Anna Mazzoleni sferra il suo attacco al Comitato in modo banale e, purtroppo, costringe a risposte di pari banalità.
Mi perdonino gli ambientalisti e le varie associazione di protezione degli animali, non è colpa mia se debbo utilizzare strumentalmente la incolpevole tortora e l'incolpevole gatto.
Non è, in questo caso, signora Mazzoleni, la tortora (il servizio idrico) che si consegna al cacciatore (Antitrust) ma il gatto (Provincia, ATO e maggioranza dei Sindaci) che consegna la tortora al cacciatore. La signora Mazzoleni non ha capito, non è colpa nostra. Il Comitato è irritato e preoccupato dall'intervento dall'Antitrust, avrebbe preferito che questo non avvenisse. L'obiettivo centrale per il Comitato Acqua Pubblica è "fuori l'acqua dal mercato". Siamo abituati a dire quello che pensiamo, al contrario dei partiti. I nostri comunicati non hanno manifestato alcun tipo di esultanza ma solo preoccupazione.
Certo, abbiamo scritto che l'Antitrust ha confermato tutte le nostre critiche, ma è la realtà. L'intervento dell'Antitrust, investito dell'argomento dalla Corte dei Conti e non dal Comitato, è colpa e responsabilità solo di chi ha creato le condizioni del suo intervento. Cioè voi.
Non è certamente responsabilità nostra se Virginio Brivio, relativamente all'affidamento condizionato, aveva affermato che lui è abituato prima a decidere dove andare e poi ad acquistare il biglietto e l'Antitrust gli ha risposto che prima bisogna prendere il biglietto e poi si può intraprendere il viaggio. Forse la questione non è il biglietto.

La nostra non è dietrologia. Voler continuare un percorso, bocciato sia dalla Corte dei Conti che dall'Antitrust, fa nascere il legittimo sospetto che queste situazioni siano volute per giustificare qualcosa che è contrario, non all'esito referendario, sarebbe chiedere troppo, ma a quello che è stato sempre dichiarato ai cittadini.

Il presidente dell'ATO, Paolo Negri, ha dichiarato che la proposta da noi sostenuta, il progetto Merate, non è politicamente e tecnicamente praticabile. Politicamente lo capisco, non è allineata alle loro scelte. Oggi le scelte politiche legittime sono solo quelle del PD e da qualche, più supposto che reale, centro di potere. Almeno per educazione e per rispetto del diritto e libertà di opinione avrebbe dovuto dire "per noi" politicamente non è praticabile. Del resto non ci si può aspettare molto, in tema di democrazia, da chi afferma che i "sovrani" sono i Sindaci. Ho sempre creduto che la sovranità fosse attribuita al popolo (art. 1 della Costituzione) non sapevo che fosse passata di mano.

Se, inoltre, tecnicamente non è percorribile, perché non l'ha detto prima, spiegandolo, invece di respingerla per la mancata adesione di Lario Reti Holding? Forse perché l'Antitrust con le censure al progetto da lui sostenuto, ha messo a nudo che l'unica ipotesi con tutti i requisiti richiesti, era quella da noi sostenuta?

È vero che "Qualsiasi provvedimento è di per sé impugnabile" ma, considerate le cause e i possibili effetti, sarebbe opportuno e meglio che lo faccia per casa sua e non per la gestione di una istituzione pubblica di cui è presidente per nomina, non per elezione, da parte di un Ente che non esiste più, la Provincia.

Smettiamola con queste sterili quanto inutili polemiche, le forzature non producono niente di positivo.

Se la politica è in grado di realizzare una soluzione con i presupposti sotto indicati, che sono quelli previsti dalla legge e dall'esito referendario, ben venga. Io lo sottoscrivo immediatamente, credo anche il Comitato.

· Società direttamente partecipata dai soli comuni lecchesi, tutti, con una partecipazione proporzionale al numero di abitanti;

· Gestione nella sola logica del servizio pubblico e nel solo interesse degli utenti (i cittadini) con tariffe che non producono profitti ossia risorse superiori al fabbisogno per la copertura dei costi e degli investimenti;

· Esclusione di ogni attività estranea all'erogazione dell'acqua, depurazione e fognatura e, in particolare, di ogni attività di natura finanziaria;

· Garanzia di un reale "controllo analogo", non con organismi giuridicamente inesistenti, ma in modo tale che la società sia, come indicato dalla giurisprudenza nazionale ed europea, una derivazione e una "longa manus" degli Enti Locali soci.

· Consentire la partecipazione diretta dei cittadini anche al di fuori dell'appartenenza ai partiti.

Esiste un modello che garantisce queste condizioni e che è già stato adottato in città europee significative, Parigi, Berlino, Napoli, con risultati interessanti e positivi. Si chiama Azienda Speciale. Non è un mostro, è solo la "società" di diritto pubblico che non può essere condizionata o influenzata dal mercato e dalla concorrenza e che garantisce, col buon senso e per disposizione di legge, economicità, efficacia ed efficienza.

Non è la nostra una posizione ideologica, è solo una posizione con al centro il servizio e la tutela dei cittadini come dovrebbe essere per tutto quello che è pubblico.

Remo Valsecchi - cittadino

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